E'un film, del 1962, di Stanley Kubrick, tratto dall'omonimoromanzo di Nabokov. Nel film tuttavia, al contrario del romanzo, non ci sono, perché vietate dalla censura dell'epoca, esplicite allusioni, e quindi scene erotiche, al rapporto Lolita-patrigno..
Il film tratta della storia d'amore tra Lolita (Sue Lyon), una giovane ragazza americana che vive con la madre rimasta vedova, e il professore europeo Humbert Humbert (James Mason), trasferitosi negli Stati Uniti per una serie di conferenze. Il professore, in cerca di un alloggio momentaneo, incontrerà la ragazza e se ne innamorerà a prima vista. Deciderà quindi, per starle vicino, prima di trattenersi oltreoceano, poi di sposare e quindi di progettare di uccidere, per poi desistere poco prima di tentare, la madre della ragazza (Shelley Winters). L'improvvisa morte della donna, travolta da un'auto in corsa, gli consentirà finalmente di rimanere solo con l'amata Lolita. Lei però, sia perché oppressa dalle morbose attenzioni del patrigno, sia perché attratta da Clare Quilty un ambiguo e camaleontico commediografo, interpretato da Peter Sellers, fuggirà dal padre-amante. Questi la rivedrà dopo quattro anni, sposata ad un coetaneo ed al sesto mese di gravidanza.
Eyes Wide Shut, un film che non racconta né un tradimento né un assassino, poiché è un film erotico senza alcun rapporto sessuale, un thriller senza il morto, Eyes Wide Shut racconta la Vita, anzi la mette in mostra, è un opera d’arte che apre gli occhi, che lascia spazio a molteplici interpretazioni: non racconta nulla, vuole che sia ciascun spettatore a trarre le sue particolari conclusioni e a riflettere sul senso della vita, specie quella coniugale.
giovedì 14 maggio 2009
Qualcuno ha fatto notare che la figura di Jack rassomiglia in qualche modo alla figura di Stanley Kubrick, soprattutto per la volontà d'isolamento che i due hanno in comune. E' lo stesso Kubrick ad ammettere:
"E' vero che il personaggio di Jack […> mi rassomiglia in certi punti. Certamente traspaiono alcuni miei fantasmi, ma tutto è trasformato dalla caricatura. Se si accetta questa prospettiva, in ciascuno dei miei film c'è qualcosa di me".
la poetica di kubrick si basa, fondamentalmente, sulle pulsioni primordiali dell'uomo, esaltate e rese incontrollabili dall'evoluzione. E' per questo motivo che il maestro scelse di compiere il percorso inverso, di tanti cineasti europei, abbandonando gli Stati Uniti per rifugiarsi in una grande casa nella campagna inglese, isolandosi dal mondo, immergendosi così nelle proprie opere..
dopo aver letto le parole di Kubrick vorrei sapere chi, secondo voi, è ALEX??. é veramente un uomo allo stato naturale o solo un ragazzo annoiato dalla quotidianità che per divertirsi compie atti estremamente vandalici?? a voi l'ardua sentenza..
"L'idea centrale del film riguarda il problema della libertà di scelta. Se veniamo privati della possibilità di scelta tra il bene e il male perdiamo la nostra umanità, Diventiamo, come suggerisce il titolo, un' arancia meccanica ? [...] Alex rappresenta l'inconscio, l'uomo allo stato naturale. Con la cura Ludovico è stato civilizzato, e la malattia che ne segue può essere vista come la nevrosi imposta dalla società. [...] Se prima non avessimo visto Alex agire come un delinquente brutale e spietato, sarebbe stato fin troppo facile essere poi d'accordo sul fatto che lo Stato commette una colpa più grave nel privarlo della sua libertà di scelta tra il bene e il male. Deve essere chiaro che è sbagliato trasformare anche i peggiori criminali in vegetali, altrimenti si cadrebbe nella stessa trappola logica dei vecchi western hollywoodiani contro il linciaggio, che vanificavano sempre il proprio assunto mostrando il linciaggio di un innocente. Naturalmente nessuno metterà in discussione il fatto che non si debba linciare un innocente, ma saranno d'accordo sul fatto che è altrettanto sbagliato linciare un colpevole, fosse anche qualcuno colpevole di un crimine orribile ? [...] Il film esplora le difficoltà di riconciliare il conflitto tra libertà individuale e ordine sociale. Alex esercita la sua libertà di essere un delinquente finché lo Stato non lo trasforma in un innocuo zombie che non è più in grado di scegliere tra il bene e il male. Una delle conclusioni del film è che naturalmente ci sono dei limiti entro i quali la società deve rimanere nel mantenimento della legge e dell'ordine. La società non dovrebbe fare una cosa sbagliata per un motivo giusto, anche se spesso fa la cosa giusta per il motivo sbagliato
arancia meccanica si propone come un inno contro l'ultraviolenza. L'apparente esaltazione di quest'ultima, in realtà è un deliberato scacco ad essa. il tema centrale del film non è altro che la libertà di scelta. il protagonista del film ALEX (a-lex = senza legge) è stufo della vitalità esuberante e brutale, per gli atteggiamenti cn cui essa si manifesta, infatti ,come affermò il regista,è con gli occhi di Alex, che noi "leggiamo" la storia (come l'esplicito zoom iniziale ci fa capire). E tramite gli occhi del capo Drugo noi vediamo, ancora una volta, il riflesso del pessimismo radicale del regista verso l'uomo e i suoi istinti. Un'amarezza di fondo che sovraccarica di maschere ambigue e di depravazione liofilizzata il già destabilizzante romanzo di Anthony Burgess. E poco importa se si parli di Alex o dei suoi "riabilitatori". Se si parli delle vittime o dei carnefici. I ritmi coreografici visti in chiave distorta e perversa (con l'apice dell'iperbolica "sequenza-balletto" sulle note di Singin' in the Rain), vengono esaltati dal feroce approccio psicologico scelto da Kubrick per "impiantare" gli occhi di Alex nello spettatore. I tanti fuochi d'artificio che determinano il senso di straniamento prodotto dalle scenografie surreali e da Pop Art. Le luci effettate. I colori accesi e fortemente contrastanti. Le prospettive distorte. La musica classica "riarrangiata" elettronicamente da Wendy Carlos (la manipolazione del suono come allucinazione postmodernista). Il bizzarro linguaggio dei Drughi (il Nadsat, un mix di russo, inglese e slang). ln tutto questo furore registico, Kubrick riesce ad accrescere miracolosamente l'effetto di grottesco nella pulsione scopica di chi guarda il film. Anche se non bisogna dimenticare che i tempi non saranno mai maturi per decretare Arancia meccanica come il più grande sberleffo tirato alla natura umana. Le immagini finali di Alex visto come un bambino che viene nutrito col cucchiaino da una società corrotta e totalitaria cosa vi fanno pensare??chi è la vittima ragazzi??questo è solo un assaggio del film,ma è l'essenziale per capire.. vi consiglio comunque di vederlo
Stanley Kubrick nasce a New York, il 26 Luglio 1928. La sua famiglia è ebrea, di origine austriaca e risiede nel quartiere del Bronx. Il padre Jack, di professione medico, tiene particolarmente all’educazione del figlio e lo stimola continuamente ad ampliare i propri interessi, avvicinandolo al gioco degli scacchi e alla musica jazz. Stanley ben presto abbandonerà il sogno giovanile di diventare un batterista professionista, ma gli scacchi invece rimarranno una passione per sempre, spesso ripresa con diversi accenni nei suoi film. Il giorno del suo tredicesimo compleanno Stanley Kubrick riceve in dono dal padre la sua prima macchina fotografica, e si può dire che questo evento segni la svolta più importante della sua vita: seppur giovanissimo diviene un fotografo provetto ed esplora tutta New York a caccia di immagini da fissare con il suo obbiettivo, già dimostrando una ricerca spasmodica dell’inquadratura, ed un innato talento nel “fissare” il mondo attraverso le immagini. Una di queste foto viene notata: si tratta dell’immagine di un venditore di giornali affranto dalla morte di F. D. Roosevelt; la rivista “Look” la compra per 25 dollari. A diciassette anni viene assunto nello staff di “Look” come apprendista fotografo. Tra un reportage fotografico e l’altro , mentre lavora in una New York sempre più affollata di gente che fa cinema, si appassiona all’arte dei Lumière e diventa un cinefilo accanito. Inizia a frequentare le riunioni del Moma (il Museo di Arte Moderna) dove si proiettano i classici e corre da un cinema all’altro per non perdersi nemmeno una proiezione. A diciassette anni viene assunto nello staff di “Look” come apprendista fotografo. Tra un reportage fotografico e l’altro , mentre lavora in una New York sempre più affollata di gente che fa cinema, si appassiona all’arte dei Lumière e diventa un cinefilo accanito. Inizia a frequentare le riunioni del Moma (il Museo di Arte Moderna) dove si proiettano i classici e corre da un cinema all’altro per non perdersi nemmeno una proiezione. I suoi autori preferiti sono Max Ophüls ed Elia Kazan. Nel 1945 sposa una compagna di università: Toba Metz, e si trasferisce al Greenwich Village, dove stringe amicizia con Alexander Singer con cui nasceranno i primi esperimenti cinematografici.
Il mio primo approccio con la tecnologia ebbe luogo nel lontano 1994 quando in casa mia comparvero i primi FLOPPY DISK da 3,5 pollici, che sin da subito mi regalarono l'emozionante esperienza di mangiare dei piccoli puntini bianchi sullo schermo inseguita da fantasmi colorati: PACMAN fu il mio battesimo tecnologico.
Ben presto fui contaggiata dall'onda anomala che dal Giappone portò funghi, fiori, tartarughe, e principesse: e fu così che nel 1996 anch'io sfidavo BOWSER nel videogioco più famoso della Nintendo, SUPER MARIO BROS.
Nonostante la mia appartenenza al sesso femminile nel 1998 anch'io mi emozionavo quando la palla gonfiava la rete, e perciò percorrevo il campo di calcio di WORLD CUP '98: questo fu il mio primo approccio con la consolle PLAY STATION.
Il 2000 fu l'anno che mi vide relazionarmi per la prima volta con un PC: un laboratorio di "informatica" fornito di 6 computer dotati di sistema operativo WINDOWS 95 con cui ci divertivamo a creare opere d'arte con PAINT.
Si può dire che la mia prima vera e propria esperienza con il computer concepito come strumento di lavoro risale ai tempi delle scuole superiori (2001-2006) in cui i nostri prof ci introducevano all'utilizzo di programmi applicativi quali: videoscrittura e fogli elettronici.
Correva l'anno 2006, arriva finalmente il tempo dell'università e con esso il primo pc "serio" a casa mia (internet annesso); inizio ad esplorare le potenzialità del web e scopro qualcosa fino ad allora a me sconosciuto: chat, forum, blog, videochiamate, ricerche on line...insomma entro nel mondo digitale.
nella mia esperienza accademica inizio a farmi una discreta cultura delle potenzialità che un personal computer connesso alla rete internet può offrire: google con tutti i suoi strumenti diventano il mio pane quotidiano, grazie al mio prof ORFEO Massara
nel 2008 dalla benevolenza del mio boyfriend arrivò il computer portatile con cui adesso sto scrivendo la mia carta d'identità digitale.
ed infine nel 2009 approdo sulla consolle di elleboro eseguo i miei primi Post, ma soprattutto creo il mio blog, che contrariamente a quello che può sembrare mi assomiglia in tutto e per tutto. Tutto questo grazie ad ORAZIO CONVERSO.